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Mariolina Venezia


Intervista a Mariolina Venezia, scrittrice del romanzo di successo "Mille anni che sto qui" Einaudi Editore.

L'intervista è stata pubblicata su Totem magazine - dicembre 2006.

di Mariateresa Cascino

Mille anni in una vita. Secoli e generazioni, esperienze e ricordi che si intrecciano in uno spirito libero e debole, quello di Gioia. Tutto il contrario di cento anni di solitudine. Si affollano i personaggi che la protagonista attraversa passando dal suo piccolo paese lucano, Grottole, alle metropoli mettendo in evidenza le contraddizioni e la forza di una generazione. C’è dentro tutto questo e molto, molto altro ancora nel bel romanzo “Mille anni che sto qui” della scrittrice materana Mariolina Venezia. Un vero e proprio caso letterario annunciato già alla Buchmesse di Francoforte, un successo rivelato per l’acquisto dei diritti di traduzione da parte di numerosi editori stranieri e dalla Warner Bros che vorrebbe farne un film.

Mariolina Venezia, classe 61, romana d’adozione ha impiegato sei anni per terminare il suo libro saga. Una laurea al Dams di Bologna e un diploma in sceneggiatura al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, le principali tappe di un percorso formativo che l’ha portata anche in Francia dove ha pubblicato una raccolta di poesie. Al ritorno in Italia, dopo aver sceneggiato diverse fiction televisive ha pubblicato per i tipi di Theoria Altri miracoli.

Mille anni che sto qui è il suo primo vero romanzo, un’opera che parla di guerra, emigrazione, miseria, e “di storie che diventano un’unica storia, l’unica storia possibile, una storia d’amore”.

Perché hai scritto Mille anni sto qui?

Per il desiderio di raccontare una storia avvincente, che si potesse leggere come quei libri che si leggono durante l’infanzia, in cui ci si perde, e che potesse dire qualcosa sugli ultimi decenni, quelli che la mia generazione ha vissuto.

In realtà il libro ha come sfondo il passaggio di un secolo, qual è l’idea forte che lo anima?

Si, il passaggio del tempo fa da sfondo alle vicessitudini del libro , ma è anche il racconto di una vita, quella della protagonista. Nell’arco di una sola vita è come se fosse trascorso un secolo, è questa l’idea forte del libro, tutte le storie e le persone confluiscono nella vita di Gioia. E’ lei il frutto dell’opera e ha dentro infiniti secoli.

Quali sono state le fonti delle tue ricerche?

Come fanno gli sceneggiatori o i costumisti, ho ricercato quali fossero gli elementi che caratterizzavano l’epoca che racconto, le decorazioni, le tradizioni, le superstizioni. Mi sono documentata, ho fatto interviste e parlato con la gente, ma soprattutto ho rielaborato i racconti di mia nonna e di altre persone, ho tratto spunto dalla realtà da cui rievocavano fatti e aneddoti.

E’ stata una ricerca accompagnata anche da sperimentazione. Infatti mi sono ispirata alla pittura. All’impressionismo nella prima parte, alla dimensione ottica della visione, fedele alla realtà rappresentata, mentre la seconda è più vicina alle poetiche della pittura moderna, a Picasso, infatti descrivendo il panorama interiore di Gioia, guardo la stesse cose da diverse prospettive, non creo un quadro d’insieme e concedo dei flash presi in diversi momenti. E’ una sperimentazione di cui è arrivato l’effetto e non il procedimento, poco concettuale, molto popolare.

Chi è il personaggio che ami di più del tuo libro e quale quello che detesti?

Amo tutti i miei personaggi, non ci sono caratteri negativi, ognuno ha le sue luci e le sue ombre, le sue debolezze, le sue forze, non ci sono giudizi di merito e tutti mi sono cari per qualche motivo.

E’ una saga esuberante molto popolata, un’opera di alta letteratura ma alcuni lettori parlano di un’idea di caos. E’ dovuto alla numerosità dei personaggi e delle loro storie?

Il caos che si respira è un limite ma anche una grande ricchezza. I personaggi non li ho contati ma sono parecchi. Il libro da un’idea di affollamento perchè rappresenta il passaggio dal tempo antico a quello moderno. Nella prima parte c’è più coas, più personaggi, più spirito vitale. Un po’come la l’esistenza di allora, con tanti figli, tante storie che si intrecciavano. Il personaggio finale invece si perde nella solitudine della città, e lo spirito dei tempi che via via cambia e diventa più veloce, più frenetico. Anche lo stile di scrittura scelto, con metafore, lunghe frasi che man mano che vado avanti diventano molto brevi, diventano flash, frammenti, cose che si giustappongono, danno un’idea di tempo schizzato.

Mille anni che sto qui è un’opera feconda in cui le parole si trasformano in immagini, il racconto concede visioni. E’ forse questo il segreto che ha spinto Einaudi a pubblicare il libro e la Warner Bros a comprare le opzioni per la produzione di un’opera cinematografica?

Si, forse è perché racconto attraverso le immagini, producendo sensazioni ottiche che coinvolgono il lettore e lo portano a leggere il libro come se stesse guardando un film. Il libro non ha subito molte revisioni, solo nell’ultima parte abbiamo lavorato insieme all’editor per renderla meno acerba. E poi abbiamo lavorato sulla lingua, perché io utilizzo una lingua che usa un certo tipo di retorica, di sentimentalismo, moduli stilistici da romanzo rosa, che giocano sul filo del rasoio, con ironia.

E’ stato facile contattare Einaudi e riuscire ad ottenere una pubblicazione dalla casa editrice torinese? Quanti altri tentativi avevi fatto prima di essere pubblicata con Einaudi?
Contattare Einaudi è stato semplicissimo. Dopo la pubblicazione di “Altri miracoli” per Theoria, nel 1998 ho fatto leggere il mio romanzo al critico Filippo La
Porta che entusiasta l’ha fatto leggere a Dalia Oggero, editor Einaudi. La Oggero se ne è innamorata subito e in tempi brevi ha reso possibile la pubblicazione del libro. Io l’avevo spedito anche ad altre case editrici di cui non voglio fare nome e che mi hanno trasmesso parere positivo per la pubblicazione del volume, ma alla fine ho preferito essere pubblicata con Einaudi.

Come è stato possibile contattare la Warner Bros e farle comprare i diritti per la produzione di un film?

Generalmente, una volta che il libro viene pubblicato, segue il suo percorso per la promozione. Dagli uffici torinesi hanno promosso il libro sui circuiti internazionali per la vendita dei diritti e così la Warner Bros ha acquistato le opzioni per la produzione di un’opera cinematografica.

Te lo aspettavi questo successo?

Si, dopo tanto sforzo e tanto lavoro, devo dire che me lo aspettavo. Sono stata contenta, ho avuto un riscontro molto immediato.

Quali sono i progetti futuri?

Sto lavorando a un film per una società di produzione, una commedia brillante multietnica che si svolge a Roma. Cambio ambientazione e sto iniziando a pensare al mio nuovo romanzo.

 
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